sabato 4 luglio 2009

La Famiglia della Scala - un po' di storia




Ad Arturo della Scala dobbiamo molto per il suo impegno nel ricostruire le origini della famiglia.

Egli si impegna in questo lavoro facendo ampie ricerche che non voglio anticiparvi perchè è tutto spiegato dall'autore stesso in una sua pubblicazione che è il risultato delle ricerche svolte.

Egli usa come base di partenza un documento ritrovato dalla sorella Elena fra i documenti di casa. Un'orazione funebre scritta dal Teologo Ascone per Francesco della Scala e datata 1871. E' chiaro che non si tratta di mio nonno ma di un suo antenato. Lo scritto dell'Ascone è particolarmente interessante anche dal punto di vista storico in quanto ricostruisce la storia del paese di Cinquefrondi.



Pubblico integralmente il lavoro di mio zio Arturo.



Don FRANCESCO DELLA SCALA
S. Intendente del Regno delle Due Sicilie


Ristampa di Orazione Funebre
a cura del pronipote Arturo




ROMA
ARTI GRAFICHE [TEMER - VIA FEZZANI. 21123 - TEL. 83.11.13(1
1970



A TE
EGREGIA SIGNORA
MARIA TERESA DEI MARCHESI AJOSSA
VEDOVA DOLENTISSIMA
PER LA PERDITA DI SI' PREGEVOLE CONSORTE
OBBIETTO DI UNANIME CORDOGLIO
QUESTO FUNEBRE ELOGIO
RITRATTO DI SUE RARE VIRTU'
CHE
NELL'INCERTEZZA DELLE UMANE
PROVVIDENZE
FURONO VIVIFICATE
DAL SOFFIO ETERNO DELLA DIVINA
RELIGIONE
AD ONORARE LA SUA MEMORIA
ED IL SUO NOME
A CONFORTARE IL TUO ANIMO ADDOLORATO
CON LA PIETA' DELLA FEDE
SOLA CONSOLATRICE BENEFICA
NEL CAMMINO DELLA VITA
IN TESTIMONIO
DI SENTITA STIMA
D. O. C.
L'AUTORE.



Ai Miei Compatrioti
è la forza del vero che spingemi ad esprimere ai presenti ed agli avvenire queste poche parole. Il nome dell'illustre Concittadino Della Scala si lega ad un duplice concetto, cioè al concetto della sua patria, ed a quello dei suoi Compatrioti. - In quanto al primo, Cinquefrondi, sito nella Calabria Meridionale, presso la Storia della Magna Grecia e delle Calabrie fu, da epoca immemorabile, un paese di non poca rilevanza. Divero, riserbandomi ad altro scritto tutto ciò che ora son costretto a lasciar desiderare, esso trae la sua origine e fondazione dagli antichi Locresi, poscia accresciuto dalle vetuste ruine di Tauriana; e trae la sua etimologia o dalle sue cinque torri, o dalle cinque porte che anticamente avea, o meglio, dai cinque paesi sparsi d'intorno, che poi si unirono in un solo. Nei secoli assai lontani della gentilità quivi esistea un antico Tempietto sacro alla Dea Proserpina, ad Apollo, ed alle Muse; ed era proprio quello che, nei felici tempi del Cristianesimo, fu restaurato, ampliato e consacrato a S. Leonardo, e poi assunse il titolo di Chiesa sacra all'eccelsa Deipara Regina del Sacratissimo Rosario. Dopoché l'Apostolo S. Paolo si recò in Reggio a predicare alle genti il Regno di Dio, questo paese fu uno dei primi di questi luoghi ad abbracciare la vera e divina Religione; e fu per questo che i villaggi d'intorno spogliaronsi dei nomi pagani, e presero nomi di Santi, come S. Demetrio, S. Lorenzo, S. Elia, e S. Pantaleone, dei quali villaggi adesso esistono soltanto i ruderi. Questo paese avea nel suo territorio due Conventi, ed un Castello, dei quali ora esistono poche mura ed in parte le dirute fabbriche, le quali, al pari di moltissime case, soffrirono gravi danni e guasti per le scosse del tremuoto nei dì 5, 7 e 18 Marzo 1783. Ha pure un ricco Monte di Beneficenza per le Donzelle orfane, istituito a' 4 Agosto 1702 dal Marchese D. Ferdinando Giffone d'Aragona, a cui posteriormente si aggiunsero altri beni lasciati da Macedonio e Benevento. Infine Cinquefrondi ha cinque Chiese, un Collegio di Canonici partecipanti, eretto a '26 Marzo 1673; come pure sin da Maggio 1834 fu elevato a Capo-luogo di Circondario, oggi detto Mandamento, e, giusta l'attuale Statistica, conta 5600 anime. La patria adunque del defunto Della Scala non è onninamente oscura; sebbene, a vero dire, non è il luogo che onora la persona, ma le virtù della persona che nobilitano il luogo.
In ordine poi ai suoi compatrioti, abbenché io finora non abbia avuto la ventura di ritrovare tutti i veridici documenti relativi agli antichi Personaggi di Scienze, di Lettere e di Arti, che onorarono la mia patria, tuttavia dai documenti di tempi a noi più vicini, e proprio da due Secoli in qua, ritrovo uomini moltissimi di merito personale, i quali lasciarono assai buona fama di loro dottrina, e di costoro potrebbonsi agevolmente raccogliere i Manoscritti, per dimostrare con documenti scientifico-letterarii, come le intelligenze di questo paese seppero bene nei diversi periodi seguire il movimento ed il progresso generale dello scibile umano: e così, o potrebbe farsi con giudizio critico una Rivista dei loro lavori, o almeno un Compendio di cenni biografici; poichè chi più, chi meno di essi furono versati, oltre le scienze di professione, nella classica Letteratura e negli studii severi del tempo. Onde io, lasciando di far parola dei viventi, credo far piacere ai miei contemporanei con dare un cenno degli uomini più distinti, il che potrà servire a ridestare nella presente e nelle future generazioni la fiamma del genio nei figli di questa Madre feconda di non mediocri ingegni. E mi gode l'animo segnare così di passaggio soltanto i nomi di coloro che si distinsero per studii letterarii e scientifici. Innanzi tratto, tra i Preti, per l'Arte del Dire, e per altre svariate conoscenze, si distinsero l'Abbate D. Giovan Battista Macedonio, il Dottor D. Giulio Arciprete Bruni Deputato del Vescovo Diocesano pel Vicariato di S. Giorgio, l'Arciprete D. Antonio Longo, l'Arciprete D. Michele Guerrisi, il Padre Maestro Ascone il quale, nell'antico Convento dei Domenicani di Radicena, diede insegnamento di Filosofia e Teologia a Fra Vincenzo Armentano poscia elevato a Vescovo di Mileto, il Padre Maestro Domenico Mercurio Arciprete di Laureana, il quale lasciò un grosso Volume scritto in latino contenente varii Trattati di Antropologia, di Logica, di Storia Naturale, di Fisica, e di Astronomia, scritti secondo il metodo dei suoi tempi: più, l'Arciprete D. Liborio Argirò che lasciò molti scritti di Oratoria sacra, il Canonico Avvocato D. Giovanni Guerrisi, il Canonico D. Michelangelo Ascone, il Canonico D. Pasquale Gerace, i due Diaconi, giovani di acutissimo ingegno, D. Michele Ascone e D. Francesco Loschiavo colpiti da immatura morte; e, fra gli altri, D. Francesco Saverio Panetta Arciprete di Radicena, il quale, nel 1859 mandò alle stampe una Raccolta di Sermoni e Panegirici intitolata la Montagna Mistica. Tra gli Artisti musicali, ebbero nome il Canonico D. Filippo Zerbi celebre esecutore del cantabile, il Canonico D. Pietro Gallucci pel Canto Fermo e Fratto, cd il Cappellano D. Luigi Sacerdote Ferrari, Compositore di Musica Sacra e fondatore di una Filarmonica. Fra gli Avvocati ebbero rinomanza i Dottori D. Nicola Maria Benevento, D. Francesco Chitti, D. Giacomo Tropea, D. Antonio Manfroce e figlio D. Raffaele, D. Paolo Albanese, D. Francesco Sandulli, D. Giovanni Guerrisi, D. Michelangelo Loschiavo, ed il figlio di lui D. Gaetano Giudice Mandamentale. Tra i Medici e Cerusici ebbero vanto i Dottori fisici D. Francesco Rodinò, D. Saverio Tropea, D. Giuseppe Antonio e D. Carlo Soffra, D. Michelangelo Condoluci ed il suo figlio D. Bruno, D. Vincenzo Mammola, D. Giacomo Ferraro, D. Francesco Colloridi ed il giovane D. Carmelo Papasidero. Trai Notai, oltre i quattro Notari Apostolici D. Giovan Battista Screa, D. Domenico Chitti, D. Domenico Antonio Benevento, e D. Giovan Tommaso Tropea, da due secoli in qua vi furono i Notai Condò, Sanija, Protesti, Longo, Fazzari, Condoluci, Drommi, Pepè, Pinnarò, Ido, Panetta ed altri.
Ed ecco, per quanto comporta la strettezza delle mie piccole ricerche, distesa in breve una pagina di patria istoria; nella quale, il dirò ad onore del vero, non ottiene l'ultimo luogo il defunto Della Scala, Protagonista di questa funebre laudazione, segnatamente pei pubblici Uffizii che sostenne con decoro ed applauso. Potrebbonsi su questo proposito istituire ricerche etnografiche, topografiche, archeologiche, e numismati che, come pure potrebbesi parlare dell'estensione e stato geologico del territorio, e dei diversi periodi istorici secondo le varie dominazioni che ebbero luogo in questa Provincia; come del pari potrebbesi far cenno dello stato industriale e commerciale, dei prodotti agricoli e di altre specialità locali: ma tutto ciò sarebbe per ora alieno dal mio presente intendimento. Che però chiudo il mio dire con questo piccolo tributo di gratitudine e di amore da me reso a questa mia patria.
Vir religiosus, ac limons Doum. Apostolici, Cap. X.
Signori, al cospetto della maestà di Dio l'unica vera lode, che può profferirsi a vantaggio dell'uomo, è la lode che inspira la parola della Divina Religione. Ogni altra sorta di lode non è che impresa effimera, che un vano rumore. Divero, la Storia universale dei popoli encomia mille personaggi di una trascendente nobiltà, di un'ampia grandezza, di un invitto eroismo; e tributa loro risuonanti lodi ed applausi; ma chi ha fior di senno disdegnoso esclama: e questa è una vera gloria? — Fra il giro dei secoli e delle generazioni, io vidi grandeggiar superba la possanza di Re, d'Imperatori, di Conquistatori, di Eroi; vidi levarsi scettri e sublimarsi corone, e tra la moltitudine di brandi avanzarsi vessilli trionfali, e splendere scudi, e luccicar elmi... Io stava a contemplare un tanto spettacolo; quando ad un tratto mirai svanir la visione, e vidi solo una grande piramide di fumo, che dileguavasi per l'aere a poco a poco, ed ascoltai solo una voce: guarda! ov'è la gloria dei grandi della terra? — Vidi poi, in un gran campo, e molti Volumi di riposta sapienza, e codici di umana legislazione, e geroglifici, e oracoli di sofi, e pagine di letterati, e capolavori di artisti. Io pensava agli studii e lavori di tanti secoli, quando repente un fuoco divoratore convertì in polvere quei volumi e quei monumenti; e quella polvere, al soffio dell'impetuoso aquilone, cadde come nebbia nell'ampiezza dell'oceano! — Ah! la Morte ed il Tempo oscuraron la luce dei troni e delle accademie; si sfrondarono e cadder dal capo ai Monarchi ed ai Sapienti le corone e gli allori: la Morte ed il Tempo trionfaron degli uomini, delle loro vittorie e della loro fama!!! O augustissima Religione figlia di Dio! tu sola spandi raggi di vera gloria: tu sola tra i figli degli uomini puoi rendere imperitura la memoria, la lode. Sì, o Signori; sfavilla la luce della divina Religione, ed ecco l'ingrandirsi dell'uomo pel mirabile intreccio dell'umano col divino, del visibile coll'invisibile, del finito coll'infinito, del tempo coll'eternità: ecco il Dio della Provvidenza che tutti gli uomini e tutta l'umanità indirizza conforme all'archetipo disegno dei suoi eterni consigli: ecco splendere di nuova luce le lettere, le scienze, le arti; santificati il diritto e la giustizia, e tutte le umane legislazioni raggiar di quella gloria che emana dalla suprema Legislazione di Dio: ecco insomma la umana potenza avvivata dalla Potenza di Dio, la sapienza umana irradiala dalla Sapienza di Dio, la bontà morale dell'uomo vivificata dalla Bontà di Dio, e la vita dell'uomo informata dalla Vita istessa di Dio. — Questa è la vera gloria, questa è la vera lode. È solo la Religione che pone il Creato in comunicazione coll'Increato, e la vita presente colla vita avvenire: è solo la Religione che su la tomba dell'uomo fa brillare quel fulgido raggio che suggella quaggiù l'immortalità della lode, e va ad inabissarsi in quell'oceano di luce che sfolgoreggia nella pienezza della palingenesi.
— Assuntomi, o Signori, l'incarico di porgere Funebre Elogio alla memoria dell'ottimo Concittadino Francesco Della Scala io non sarò si codardo da mescer l'adulazione al cenere del trapassato, e ai misteri tremendi dell'Altare. Io so che il Sole ha le sue macchie, e che la pupilla di Dio scovre delle macchie anche negli Angioli suoi. Però non posso preterire ciò che in tutto il lungo periodo della sua vita lo ha così bene distinto: il carattere di un uomo religioso; carattere pel quale Egli fu e buon Padre di famiglia, e Cittadino benemerito della patria, e incorruttibile amministratore della giustizia, e sollecito custode del pubblico bene. Che però degnatevi benevolmente udirmi, e nella Vita di Francesco Della Scala (per quanto è capace lo stato di fragile creatura) ci tornerà caro considerare la Vita lodevole di un Uomo veramente religioso e timorato di Dio: Vir religiosus ac timens Deum - in una parola: il Vero concetto del Cittadino Cristiano. — Dopo un respiro.
I.
Francesco Della Scala comincia a goder l'aura della vita ai 24 Aprile dell'anno mille ottocento. Gl'illustri e nobili Genitori Dottor D. Nicola della Scala e D.a Maria Giuseppa Florimo; l'uno di questo luogo, e l'altra di S. Giorgio Morgeto, a non frappor veruno indugio, esprimono il pio desiderio che il neonato avesse ben tosto la ventura di ricever quel Sacramento ch'è porta della fede — via che conduce a salvazione: e Voi, o supremo Arcangiolo di Dio, o Angioli che avete in custodia questo sacro Tempio, voi l'udiste nello spirito della Chiesa Cattolica, che frutta eterna vita, e nel nome santissimo della Triade eterna ricevere il vitale lavacro dell'immortale rigenerazione. È adunque la magnificenza della Religione che santifica i suoi primi vagiti; ed al cospetto di questa augustissima figlia di Dio non è mestieri che facciasi motto dei suoi natali da patrizia gente, nè che si enarri la lunga genealogia; poiché nè il patriziato, nè i meriti degli avi, nè i privilegi del sangue hanno il menomo valore alla presenza dell'Altissimo. La nobiltà è riposta nella sola ed unica Virtù, cantò anche un poeta del paganesimo; e noi, che siamo informati dello spirito della Fede cattolica, possiamo esprimere il concetto con sapienza, e dire che la sola ed unica nostra nobiltà sta nella felice adozione di figli di Dio, e nella divina eredità di una gloria sempiterna. — Però Francesco Della Scala avea sortito il natale in un'epoca assai perigliosa. Egli si vede in mezzo a due secoli, il secolo decimottavo funesto per un'empia filosofia che nel delirio dell'incredulità si gloria di aver fatto crollare i fondamenti di ogni ordine e di ogni antica credenza sacra e civile; ed il secolo decimonono che, sorgente da un abisso di errori, inorridisce allo spettacolo dell'immense ruine, guarda pietosamente il cielo, e prega che il soffio della Religione avvivi la fede, la società, i costumi. Era l'epoca in cui l'acciecamento degli spiriti chiamati forti, ma in realtà i più deboli, preferiva Omero alla Bibbia, Virgilio a S. Agostino, Orazio a S. Giovan Grisostomo, Ovidio a S. Ambrogio, insomma le stoltezze del paganesimo alla maestosa sublimità del Cristianesimo. Era l'epoca della lotta più terribile dei due secoli tra l'irreligione e la credenza, l'eterodossia e l'ortodossia, la crudeltà e la filantropia, il falso ed il vero, il deforme ed il bello, l'utile e l'onesto, il male ed il bene. Tra tanto scompiglio d'idee e di principii si apre la giovine intelligenza di Lui, e mira avvolto in un caosse spaventevole tutto l'ordine intellettuale, morale, religioso, civile, sociale. Ma che? In mezzo a tanto scompiglio Francesco Della Scala non sarà un ottimo cittadino- Signori, la santità del luogo in cui parlo non mi permette esporvi le sentenze di Platone, di Socrate, di Aristotile, di Demostene, di Cicerone; io invoco la sapienza di personaggi assai più positivi ed eloquenti: questi sono gli Ambroggi, gli Agostini, i Grisostomi, i Girolami, i Bernardi: essi ci ammaestrano che la vera probità del cittadino non può sussistere senza la vera Religione; che non può darsi vera osservanza dei doveri sociali senza vera osservanza dei doveri religiosi; e che la Religione è il principio fondamentale di tutte le virtù morali e civili: essi ci ammaestrano che tutta la forza civilizzatrice dimana dal seno della divina Religione. — Io quindi considero la Religione in Francesco Della Scala come un centro, da cui emanano, ed a cui ritornano i raggi delle sue sociali virtù: io, assiso all'ombra della Religione, considero questo Uomo religioso rispetto alla sua Personalità, alla sua famiglia, ed alla Società.
Rispetto alla sua personalità. A trionfare di tanti ostacoli che signoreggiavan l'epoca, il Dio della Provvidenza che attempera gli uomini ai secoli e i secoli agli uomini, e gli uni e gli altri conduce ai suoi disegni, Egli l'ha provveduto di due mezzi efficacissimi, cioè di ottimi e religiosi Genitori, e di un ottimo e sapiente Precettore: la sua educazione, e la sua istruzione non potea essere affidata a mani migliori. Qui ben vi accorgete avervi accennato il mio illustre Antecessore il Chiaino D. Liborio Arciprete Argirò, il cui nome, in mezzo a noi, è un compitissimo elogio. Francesco Della Scala apprende da Lui che stolta è la sapienza degli empii, che tutte le scienze divine ed umane sono raggi dell'increata Sapienza di Dio, e che la vera sapienza è la scienza di Dio, dell'anima dell'eternità. Egli, per quanto comportavano ed il suo ingegno e lo svolgimento letterario scientifico del suo tempo, apprende da Lui la lingua italica, e quella del Lazio, l'una e l'altra Letteratura, Matematiche, Filosofia, Diritto di Natura e delle genti; e sempre tenendo ferma la mente ed il cuore ai principii eterni immutabili del giusto e dell'onesto, del vero, del bello, e del buono. Compito lo stadio di questi studii elementari, lascia la patria, e recasi in Napoli a fine d'imprendere studii professionali di Legge. Quivi, costante nel serbare il tesoro dei principii religiosi, e costante nello studio della sua professione, percorsi tutt'i gradi accademici, ai 19 Ottobre 1821 ottiene la Laurea di Dottore nell'una e nell'altra Giurisprudenza. Ritorna alla patria e colla gravità del senno dà chiaro a vedere che la vera scienza non è d'impedimento al senso religioso, e che il senso religioso nobilita la scienza, e santifica la purità dei costumi. Ed eccolo, per tutto il cammino della sua vita, sempre di un'indole buona, obbediente ai maggiori, rispettoso con gli eguali, amabile con tutti: eccolo sempre pieno di modestia, di decoro, di gentilezza; di cortesia...
Rispetto alla sua famiglia. La famiglia è una piccola società, e le nozze, da cui essa si origina, secondo il cattolico Autore dei Principii della Scienza Nuova, anche presso tutte le nazioni della gentilità, stimaronsi sempre una cosa sacra, un atto solenne di religione. All'aura benefica della religione di Dio nel 5 Maggio 1824 Francesco Della Scala impalmava la Signora D. Maria Teresa dei Marchesi Aiossa, e da quel Dio che i nostri progenitori congiunse e benedisse nell'Eden, da quel Dio che, dopo quaranta secoli di corruzione, apparendo visibile al mondo, santificò in Cana le nozze, le rese indissolubili, e le elevò all'alta ragion di Sacramento-immagine dell'union perpetua di Cristo con la sua Chiesa, da quel Dio essi ricevon la grazia delle superne benedizioni. Ed ecco nelle domestiche mura aperta una nuova società, un nuovo campo di relazioni. Francesco Della Scala è Capo di famiglia, e di una famiglia cristiana; e lo testimoniano la degna consorte i figli ed i famigli, ossia inservienti.
La degna Consorte rammenta, nella perpetua compagnia della vita, e l'amore scambievole, e la fedeltà il rispetto tra loro, ed il benigno compatimento degl'individuali difetti. I figli ... ah! due furon i figli: l'uno modello di educazione morale, religiosa, civile, nel fior degli anni, ahimè! come cadde in mezzo al fiero turbine della sventura! e l'altro, che respira con noi l'aure di vita, ah! era egli destinato a coglier l'estremo anelito del morente, e piangere amaramente la perdita del genitore; e questi in laconico stile ci dice: ah! concepite voi il tipo del vero amor paterno verso la diletta prole, e tanto basta. I famigli ci rimembrano l'esempio del suo religioso portamento, ch'è migliore di ogni eloquente discorso, e le savie massime d'incivilimento religione, e la prontezza nel dare la nel dare la pattuita mercede, e la sua dolce maniera nel comandare, ed il fascino della sua amorevolezza. Tutta la famiglia poi ci parla di due rilevantissime cose, la cristiana carità verso i poveri, e la cristiana divozione verso la gloriosissima Madre di Dio e degli uomini. Egli avea ben appreso dai Ministri della Religione che Dio è il supremo datore dei beni, che, al favellare di S. Agostino, come noi nella nostra spirituale povertà ci volgiamo al Dio delle misericordie, così gl'indigenti nella loro corporale inopia si rivolgono a noi, e per questo ponea ogni cura e pensiero che la famiglia, compresa dallo spirito della carità evangelica, largisse a tutti del bene per tesoreggiare ampio tesoro nel regno dei cieli. Egli, ad esprimere la sua divozione per la Regina del cielo e della terra, fa costruire a sue spese un Altare, e fa dipinger graziosa Immagine che rappresenti la Verginella Maria presentatasi al Tempio di Salomone per consacrarsi al suo Dio, e fa celebrare annuo triduo o novena.


To be continued :D