mercoledì 6 febbraio 2008

Il Convitto Cicognini di Prato



La fase Gesuitica

Il Collegio venne fondato dalla Compagnia di Gesù, meglio conosciuti come Gesuiti, sui luoghi della antica Badia di Grignano e su disegno dell’architetto milanese Giovan Battista Origoni L'atrio e il portale d'ingresso furono costruiti dall'architetto pratese Giuseppe Valentini. Al suo interno sono degni di nota il refettorio (affrescato da Giacinto Fabbroni nel 1754 con scene tratte dalla Bibbia), la cappella settecentesca (con interessanti arredi lignei) ed il teatro (inizialmente chiesetta del Convitto, adibito all'uso attuale durante il periodo di secolarizzazione dell'istituto: i suoi affreschi vennero rifatti durante l'epoca fascista)La fondazione fu resa possibile da un cospicuo lascito a cui avevano contribuito il sacerdote F. Fazzi, il nobile L. Niccolai e soprattutto il Canonico F. Cicognini, al quale è appunto legato il nome del Convitto. Fra il 1692 e il 1715, il Collegio-Seminario svolse la sua attività nelle Case Nove in piazza Mercatale perché, per la lentezza dei lavori, i locali del Cicognini non erano ancora utilizzabili. Tuttavia nel 1715 i Gesuiti trasferirono definitivamente tutte le attività del Collegio nella sede attuale, sebbene i lavori non fossero ancora ultimati, che poi in realtà si protrassero per buona parte del XVIII sec. Nel 1737 morì il Granduca Gian Gastone e con lui si estinse la dinastia medicea. La pace di Vienna (1738) pose fine alla guerra di successione polacca e Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria ottenne la corona granducale di Toscana. Il nuovo Granduca venne a Firenze il 30 maggio del 1739 e vi rimase solo per 3 mesi. Le responsabilità di governo vennero affidate nelle mani di alcuni primi ministri tra cui il Rucellai, il quale amministrò per conto degli Asburgo Lorena in maniera estremamente efficace. Alla morte di Francesco Stefano salì sul trono granducale nel 1765 Pietro Leopoldo figlio dello stesso Francesco Stefano e di Maria Teresa; con lui iniziarono quelle grandi riforme che posero la piccola Toscana, almeno in alcuni campi, all’avanguardia in Europa. Nel 1773 papa Clemente XIV abolì la compagnia di Gesù con l’Enciclica Dominus ac Redemptor noster e il Granduca pose il Collegio sotto la propria tutela, che prese il nome di Imperiale e Reale Collegio.




Imperiale e Reale Collegio 1773-1862
La dinastia Lorenese dette grande impulso alle attività delle Collegio, perché di qui usciva buona parte della classe dirigente del Granducato. Pietro Leopoldo affidò la gestione ai sacerdoti secolari, in conseguenza della soppressione della Compagnia di Gesù, i quali si occuparono, sia dell’amministrazione, sia dell’organizzazione degli studi. Il governo granducale cedette poi al Collegio la Badia delle Sacca per farne la residenza estiva dei collegiali.
L’occupazione francese (1799-1812)
Durante le campagne in Italia di Napoleone, le truppe francesi occuparono la Toscana nel 1799 nei mesi Marzo Aprile. In tale occasione alcune aule del Cicognini vennero adibite a magazzini militari e gli stemmi e i simboli granducali rimossi. Durante l’epoca napoleonica non si ebbero significativi mutamenti. Tuttavia nel 1812 venne reso obbligatorio l’uso della lingua francese nell’amministrazione contabile e il suo insegnamento nella didattica.Dopo la caduta definitiva di Napoleone (1814), Pio VII ripristinò la Compagnia di Gesù la quale cercò di rientrare in possesso di tutti gli istituti e dei beni da essa posseduti prima della soppressione, adottando spesso metodi più o meno leciti (1813-15).La morte prematura del Rettore Niccola Bertini, sospetta di avvelenamento, venne collegata ai tentativi da parte dei Gesuiti di rimettere piede nell’Istituto, ma tale tentativo risultò del tutto vano.I sacerdoti secolari continuarono ad amministrare il Collegio fino al 1859.Con la II guerra d’Indipendenza (1859) il Regno di Sardegna, grazie all’alleanza con la Francia sconfisse l’Austria e la Toscana con un plebiscito (12-13 maggio 1860) si unì al Piemonte e alle altre regioni dell’Italia settentrionale, dando così il via all’unificazione d’Italia. Il Granduca Leopoldo II fu costretto all’esilio.




Reale Collegio 1862-1882
Con un regio decreto del 23\10\1862, assunse il nome di Reale Collegio Convitto e da questa data fu nominato Rettore Giuseppe Merzario, che riformò l’ordinamento didattico e amministrativo del Collegio, e che lo inserì nell’ordinamento scolastico nazionale. Durante il suo rettorato fu convittore Gabriele D’Annunzio.




Regio Convitto Nazionale 1882-1950
La mutazione in Convitto Nazionale con un Regio Decreto del 29\7\1882 non modificò il quadro amministrativo ed educativo, conferitogli all’indomani dell’unità d’Italia. In questo periodo venne portato a termine il completamento dell'edificio, che tuttavia continuò a subire trasformazioni fino alla prima metà del 1900.
Il Secondo Conflitto Mondiale
Nel Dicembre 1943 alcuni locali del convitto furono occupati dalle truppe tedesche. Il 7 Marzo 1944 per sicurezza il convitto fu trasferito a Firenze ospite dei frati Barnabiti nella loro sede alla Querce. I Tedeschi occuparono il collegio fino al 14 Aprile 1944. Durante il conflitto il collegio subì più volte dei bombardamenti; quello particolarmente grave fu nel Luglio del 1944: molte schegge avevano colpito l'edificio provocando rotture ai vetri e danneggiandovene varie parti; in particolar modo il locale dell'infermeria era stato completamente sventrato. Dopo la liberazione di Prato, avvenuta nel Settembre dello stesso anno, il convitto fu occupato interamente dagli ufficiali e dai soldati Alleati. La requisizione del convitto da parte delle truppe Alleate terminò solo il 17 Giugno 1945. Da questo momento il collegio incominciò a riprendere le proprie normali attività.




Convitto Nazionale Cicognini, dal 1950 ad oggi
Dopo la proclamazione della repubblica con il referendum del 2\06\1946, nel 1950 assunse il titolo di Convitto Nazionale che conserva anche al momento attuale.






dal sito del Convitto Nazionale Cicognini




Fino all'Unità d'Italia, la direzione fu affidata a esponenti del clero locale, cui apparteneva anche la maggior parte dei docenti. Particolare spicco ebbe il magistero di Atto Vannucci, che restò al Cicognini fino al 1848. Successivamente il governo guidato da Urbano Rattazzi nel 1862 nominò rettore Girolamo Bobone, al posto del sacerdote Giovanni Pierallini.
Nell'ottobre di quello stesso anno la carica passò a Giuseppe Merzario, intellettuale, educatore, patriota e uomo politico di idee progressiste. Il blocco politico-sociale conservatore, che trovava i suoi punti di forza in alcuni esponenti del clericalismo e del mondo culturale fiorentino di matrice cattolica (Cesare Guasti, Nicolò Tommaseo), si oppose apertamente all'operato di Merzario, finché questi rassegnò polemicamente le dimissioni.
Negli anni 18751881, in cui fu rettore e preside Flaminio Del Seppia, fu convittore Gabriele D'Annunzio, che mostrò particolare stima per l'ex-garibaldino Tito Zucconi, suo insegnante di letteratura inglese.
Nel 1882 il Cicognini divenne statale. Alla sua guida il ministero assegnò il letterato ed educatore Ulisse Poggi, che vantava trascorsi patriottici quarantotteschi. Malgrado tensioni con alcuni insegnanti e studenti, Poggi restò in carica fino al pensionamento, avvenuto nel 1889. A succedergli fu il latinista Angelo Tosi, che restò in carica fino all'estate del 1899, in tempo per organizzare le celebrazioni per il bicentenario dell'istituto, in occasione del quale venne inaugurato un busto di Umberto I, opera del giovane scultore pratese Oreste Chilleri.
Dal settembre del 1899 fino al 1918 fu preside Paolo Giorgi, fautore di un'intensa opera di propaganda nazionalista e interventista che portò anche a violente tensioni con il contesto sociale cittadino, negli anni della prima guerra mondiale. Nei primi anni del nuovo secolo furono insegnanti del Cicognini l'italianista livornese Ubaldo Angeli, amico di Severino Ferrari e Fabio Fedi, insegnante di lettere al ginnasio e acceso sostenitore della laicità dell'istruzione, oltre che consigliere comunale.
Dal dopoguerra il Cicognini da Regio Collegio tornò ad essere Convitto Nazionale; i Rettori che si sono succeduti hanno continuato la tradizione (Gentileschi, Mati, D'Ascenzio, Caiazza, Pistone) dalla fine degli anni '90 è iniziata una profonda innovazione metodologica e tecnologica (Rettore Enrico Fadda) ed è stata nominata alla guida del Cicognini la prima donna (Anna Grazia Greco). Dal 2004 al 2007 (sotto la Direzione di Daniele Santagati) sono stati eseguiti imponenti lavori di messa a norma previsti dalla legge 626/94. Oggi Rettore del Cicognini è Daniele Santagati rientrato definitivamente a Prato dopo l'esperienza di Rettore del C.Colombo di Genova.
Per l'elenco completo dei Rettori visita il sito http://www.convitto-cicognini.it/




A seguito della riforma Gentile, nel 1925 la presidenza del liceo venne separata dal rettorato del convitto e fu affidata al pratese Alfredo Guarducci, professore di matematica e già sindaco della città. Il liceo classico fu reso del tutto autonomo rispetto al convitto, pur restando per alcuni decenni nella medesima sede.
Negli anni del primo dopoguerra e del fascismo si segnalarono, tra i professori, Sebastiano Nicastro, il latinista Vittorio Ragazzini e il letterato Renzo Simi, mentre la presidenza fu affidata allo storico e italianista Giuseppe Fatini, noto soprattutto per i suoi studi ariosteschi e per un’accurata monografia dedicata a Gabriele D’Annunzio convittore del Cicognini.
Nella seconda metà del secolo operarono nel liceo il classicista Cesare Grassi e Agostino Ammannati, che per alcuni anni curò l’allestimento di spettacoli nel teatrino del Cicognini col gruppo filodrammatico del liceo, oltre a collaborare con don Lorenzo Milani. L’attività teatrale venne ripresa più recentemente da altri insegnanti.
Nel 1972 il liceo classico statale si trasferì nel nuovo edificio di via Baldanzi 16, dove è tuttora. Venne trasferito nella nuova sede fuori dal centro il ricco patrimonio storico-culturale custodito, comprendente l'"Archivio storico" (documenti e verbali scolastici dal 1870 al 1972, compresi i registri dei voti relativi a studenti divenuti illustri, da Gabriele D’Annunzio a Curzio Malaparte, da Mario Monicelli a Tommaso Landolfi), il "Museo di fisica" (riordinato e catalogato scientificamente) e il "Museo di storia naturale" (con le collezioni ornitologica e mineralogica) e una Biblioteca di oltre 10.000 volumi con la raccolta della Antologia di Vieusseux.
Negli anni '90 è stato istituito nuovamente il corso di Liceo Classico Statale all'interno del Convitto e la presidenza è stata nuovamente assunta dal Rettore. Il Liceo Classico annesso al Convitto Cicognini è tornato in pochi anni agli antichi splendori grazie all'opera di eccellenti docenti, distinguendosi come uno dei migliori licei classici toscani.




Nessun commento: